Elenco Generale||degli eventi

Si conclude oggi un’intensa giornata di dibattito alla Fondazione Mediterraneo per fare il punto di quanto accade in Turchia e, specialmente, ai Curdi.
Abbiamo ascoltato numerosi membri del Comitato internazionale e ci siamo collegati con intellettuali turchi e curdi per conoscere il loro pensiero.
Il risultato è scoraggiante: l’imputato principale a livello globale è una classe politica e di governo impreparata, sciatta, dedita a miseri interessi particolari ed ignara del Bene Comune e del Valore della Vita e della Dignità umana.
“Come donne siamo determinate a combattere fino a quando non otterremo la vittoria della pace, della libertà e della giustizia”: così le donne curde in uno scritto si rivolgono al mondo, mentre assistono all’avanzare delle truppe turche nel loro territorio e cercano di fermarle. Chiedono che la comunità internazionale agisca affinché venga posta fine all’ “invasione ed all’occupazione della Turchia nella Siria del nord”. Lo fanno con una lettera intitolata “A tutte le donne e ai popoli del mondo che amano la libertà”.
É la testimonianza della situazione che oggi si trovano a fronteggiare i curdi che abitano nella Siria del nord, da quando il territorio dove vivono è ostaggio dell’offensiva della Turchia.
Nel testo si legge:
“Vi stiamo scrivendo nel bel mezzo della guerra nella Siria del Nord-Est, forzata dallo Stato turco nella nostra terra natale. Stiamo resistendo da tre giorni sotto i bombardamenti degli aerei da combattimento e dei carri armati turchi. Abbiamo assistito a come le madri nei loro quartieri sono prese di mira dai bombardamenti quando escono di casa per prendere il pane per le loro famiglie. Abbiamo visto come l’esplosione di una granata Nato ha ridotto a brandelli la gamba di Sara di sette anni, e ha ucciso suo fratello Mohammed di dodici anni”.

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Il presidente Michele Capasso ha partecipato agli eventi per il Centenario dell’Istituto Grenoble di Napoli.
Accolto dal Console Generale Laurent Burin des Roziers e dal precedente Console Generale Jean Paul Seytre, il presidente Capasso nel suo intervento ha ricordato la splendida collaborazione tra il Consolato di Francia – Istituto Grenoble e la Fondazione Mediterraneo – Museo della Pace.
In questa occasione è stata condivisa la necessità di indirizzare ai giovani le comuni attività culturali in accordo anche con gli Istituti di altri Paesi europei quali il Cervantes, il Goethe ed il British.

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Grande Festa a San Biagio a suor Maria Pia per i 75 anni di Consacrazione a Dio ed i 97 di Vita.
Il presidente Capasso - che a Suor Maria Pia ha dedicato il film “Maria Pia Giudici. La gioia in una vita semplice” - ha ringraziato per il grande dono di Suor Maria Pia, esempio per tutti coloro che lavorano per la pace, il dialogo e la solidarietà.

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La Fondazione Mediterraneo - con le sezioni “Académie de la Méditerranée”,  “Maison de la Méditerranée”, “Museo della Pace e del Mediterraneo”; con le sedi distaccate, i membri del Comitato internazionale e del Consiglio Direttivo - rende omaggio a Jaques Chirac ed alla sua visione per un Mediterraneo di pace in dialogo con un’Europa Unita.
Il presidente Michele Capasso, profondamente commosso per la sobrietà della cerimonia ma al tempo stesso per momenti toccanti come la musica di Daniel Baremboin al piano, ricorda l’amicizia con il Presidente Chirac e la sua alta sensibilità quando accettò l’invito del presidente Ciampi (luglio 2000) a trasferire la sede della “Maison de la Méditerranée” e del “Museo della Pace” da Marsiglia a Napoli.
Quale membro del comitato d’onore non ha mai fatto mancare alla “Maison” e alla Fondazione Mediterraneo il proprio sostegno e la sua alta considerazione.
Grazie Presidente!

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Il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso ha avuto una serie di incontri a Roma con gli ambasciatori di vari Paesi e rappresentanti istituzionali. La finalità principale è la definizione e preparazione delle attività principali per il trentennale della Fondazione, che si svolgeranno a Napoli ed in vari Paesi del Mediterraneo dal novembre 2019 al novembre 2020.

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Nel corso di una visita alla Comunità religiosa di San Biagio, Suor Maria Pia Giudici ha dedicato al presidente Michele Capasso ed a Pia Molinari il suo ultimo libro dal titolo “Vivere in pienezza”.
Nel ringraziare Suor Maria Pia, Michele Capasso e Pia Molinari hanno sottolineato il ruolo insostituibile svolto dalla religiosa nel promuovere il dialogo interreligioso specialmente tra le giovani generazioni.

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Il presidente Michele Capasso, i membri del Consiglio Direttivo e del Comitato Scientifico Internazionale, i responsabili delle Sezioni Autonome della Fondazione Mediterraneo esprimono profondo cordoglio per la morte di Beji Caid Essebsi, Presidente della Repubblica della Tunisia.
In particolare il presidente Capasso ricorda l’affettuosa frequentazione con lo statista tunisino sviluppatasi nell’ambito del dialogo euromediterraneo fondato sul rispetto dei valori della solidarietà e dei diritti della persona umana.

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Il presidente Michele Capasso ed i membri della Fondazione Mediterraneo e dell’Accademia del Mediterraneo – Maison de la Méditerranée esprimono profondo cordoglio per la morte improvvisa del prof. Pierluigi Maria Rossi, membro fondatore dell’Accademia del Mediterraneo.
Professore ordinario di Vulcanologia dell'Alma Mater (Bologna), Rossi è stato anche Presidente del Corso di Laurea in Scienze Geologiche e in Scienze Ambientali a Ravenna, direttore del Dipartimento di Scienze Mineralogiche e direttore del Dipartimento di Scienze della Terra Geologico Ambientali.
Il presidente Capasso, commosso, ha ricordato gli scambi di studenti tra le Università di Bologna e Cadi Ayyad di Marrakech al fine di studiare le rispettive catene montuose: Appennini e Atlas.

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Anche quest’anno la Fondazione Mediterraneo partecipa al 24° Anniversario della strage di Srebrenica: 8.000 giovani trucidati ed oltre 30.000 donne e bambine deportate.
Poche case sparse abitate per lo più da qualche anziana vedova, un memoriale alle vittime della guerra e intorno distese di campi a perdita d’occhio. Campi che potrebbero essere coltivati, se solo ci fossero ancora le braccia per farlo. Da qui si arriva a Srebrenica in meno di mezz’ora, scendendo lungo la strada che Ratko Mladic e le sue truppe di carnefici percorsero dopo la definitiva caduta della città. La fisionomia della piccola piazza del centro è stata modificata di recente da un imponente edificio rosso che ospita un albergo e una banca turca. Di fianco, il minareto della principale moschea cittadina è sovrastato dalla cupola della chiesa ortodossa. Dopo quanto è accaduto nella prima metà degli anni ’90, la convivenza tra la comunità serba e la minoranza musulmana è una scommessa quotidiana.  Anche quest’ultima vive ormai con fastidio la rumorosa macchina delle celebrazioni che si attiva ogni anno l’11 luglio, la sfilata annuale delle delegazioni internazionali, i riflettori che si accendono per mezza giornata e poi si spengono di nuovo fino all’anno successivo. « È vero, questo sarà il secondo anniversario dopo la condanna di Mladic e la chiusura della Corte penale dell’Aja – riconosce Bekir, che era un bambino durante la guerra – ma qua le notizie delle condanne arrivano come un’eco distante, che non sposta gli equilibri quotidiani della gente comune ».
I sopravvissuti e i parenti delle vittime sono costretti a convivere ogni giorno con la memoria del genocidio e a confrontarsi con una ricostruzione morale e materiale che pur dopo tanti anni stenta ancora a decollare. 
« Il processo di riconciliazione continua a essere ostacolato dalle ideologie nazionaliste che gettano sale sulle ferite di un dramma cominciato molto tempo prima di quello che il mondo ricorda », spiega Hasan Hasanovic, curatore del centro di documentazione del memoriale di Potocari, nel quale è sepolto anche suo padre. L’assedio dei nazionalisti serbi alla città iniziò in un giorno di primavera di ventisei anni fa, nel 1993. « L’Onu aveva negoziato un cessate il fuoco, la popolazione si illuse di poter tirare il fiato e noi bambini uscimmo a giocare a calcio nel cortile della scuola – ricorda – ma all'improvviso dalle montagne circostanti iniziarono a piovere granate sulla città. Una colpì in pieno il campo da gioco ed esplose a pochi metri da me ». 
Quel giorno Hasan si salvò per miracolo ma vide morire quattordici suoi compagni di scuola. La mattanza che si sarebbe compiuta due anni più tardi segnò anche il fallimento della comunità internazionale, come ricorda anche la mostra fotografica allestita nei locali dell’ex base Onu di Potocari.
Con le 33 sepolture di quest’anno, il totale delle inumazioni supererà quota 6.900 ma il lungo processo per ridare un’identità ai resti delle oltre ottomila vittime prosegue, anche perché i boschi intorno a Srebrenica continuano a restituire le ossa sepolte nelle fosse comuni. 
Dragana Vucetic, antropologa forense del centro di ricerca sulle persone scomparse di Tuzla, conferma che sono circa un migliaio le vittime che restano ancora da identificare.
La Fondazione Mediterraneo, nata proprio per aiutare le vittime della guerra in ex Yugoslavia, è al fianco di queste martoriate popolazioni.

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Il presidente Michele Capasso ha inaugurato con altri esponenti dell’amministrazione comunale e con salernitani illustri sparsi nel mondo, la mostra di articoli de “Il Mattino” pubblicati da Antonio Corbisiero.
Un’occasione per ricordare il valore degli italiani nel mondo e l’importanza di riunirli per testimoniare i loro successi che fanno onore all’Italia.

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