Elenco Generale||degli eventi

La “Sala Churchill” del Museo della Pace - MAMT rappresenta una testimonianza unica della storia che richiama visitatori, anche in remoto, da tutto il mondo.
Tra queste mura il grande statista gettò le basi per lo storico discorso sugli “Stati Uniti d’Europa” e tanti visitatori “europeisti” rileggono il testo accanto alla storica scrivania.
Tra oggetti, reperti, video, documenti rari e quant’altro anche le riproduzioni in alta definizione dei principali dipinti di Winston Churchill.
Tra questi l’ultimo di recente venduto all’asta: la veduta di Marrakech realizzata dall'ex premier britannico nel gennaio del 1943, finora parte della collezione d'arte di Angelina Jolie che lo ricevette in regalo nel 2011 dall'ex marito Brad Pitt.
“La torre della moschea della Koutoubia" - la cui immagine in alta definizione è godibile al Museo, insieme ad altri dipinti dello statista come la famosa veduta degli Scavi di Pompei - è stata venduta per 7 milioni di sterline a Londra dalla casa d'aste Christie's.
Il presidente Capasso ripercorre la storia del dipinto:
“Churchill, innamorato del Marrocco, regalò ‘La torre della moschea della Koutoubia’ al presidente statunitense, suo alleato, Franklin D. Roosevelt, durante la Seconda Guerra mondiale. Churchill visitò il Marocco per la prima volta nel 1935 e se ne innamorò per la qualità della luce che vi trovò. L'opera, in cui sono riportate le iniziali W.S.C, fu donata da Churchill a Roosevelt dopo la conferenza di Casablanca del 1943, in cui concordarono la strategia per sconfiggere la Germania nazista, ed alla vigilia del soggiorno napoletano presso il Grand Hotel de Londres. Dopo dieci giorni di vertice, il leader britannico invitò la sua controparte nordamericana ad accompagnarlo a visitare uno dei suoi luoghi preferiti affermando: ‘Non puoi andare fino in Nord Africa senza vedere Marrakech [...]. Devo essere con te quando vedrai il tramonto sulle montagne dell'Atlante’ disse il premier britannico al presidente Usa. Dopo cinque ore di viaggio, i due leader arrivarono nella città marocchina e Roosevelt rimase così affascinato da quel tramonto che il premier non esitò a prolungare la sua permanenza a Marrakech per immortalare la scena e offrirla come souvenir al presidente americano. Sir Winston Churchill aveva iniziato a dipingere scene del Marocco dopo essere stato incoraggiato a visitare il paese dal suo maestro di pittura, Sir John Lavery. Alla sua prima visita nel 1935, sentì che la luce e il paesaggio non avevano rivali, creando circa 45 dipinti del paese.  "La torre della moschea della Koutoubia" si distingue come l'unico dipinto creato tra il 1939 e il 1945. Quando Roosevelt morì il dipinto fu ereditato da suo figlio e da allora passò per le mani di vari proprietari fino al 2011, quando fu acquisito da Brad Pitt”.

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Grande afflusso di link e contatti sulla piattaforma multimediale del Museo della Pace - MAMT per il centenario dalla nascita di Giulietta Masina.
100 anni fa a San Giorgio di Piano, a un passo da Bologna, nasceva Giulietta Masina, indimenticabile musa di Federico Fellini che si sarebbe congedata dalle luci di scena il 23 marzo 1994, a pochi mesi dalla scomparsa del marito, il Grande Riminese.
Figlia di un violinista e di una maestra, Giulietta cresce a Roma, ospite di una zia milanese rimasta vedova. Frequenta le scuole in un collegio delle Orsoline dove prende confidenza con il palcoscenico, nelle recite scolastiche e poi al teatro universitario Ateneo. Comincia a lavorare alla radio nel 1942, in coppia con il celebre annunciatore Angelo Zanobini.
I due interpretano le popolari avventure di Cico e Pallina (prima fidanzati e poi sposi novelli) all'interno della rubrica "Il terziglio": a scrivere le scenette è un giovanissimo Federico Fellini. Giulietta lo sposa un anno dopo, il 30 ottobre del '43.
Nel 1945, dopo il drammatico lutto per la perdita del figlio Pier Federico morto appena 11 giorni dopo la nascita, Giulietta si laurea in lettere e torna in teatro in coppia con un giovanissimo Marcello Mastroianni con "Angelica" di Leo Ferrero. Poi sceglie ancora la radio con le nuove "Avventure di Cico e Pallina" e strappa una particina in "Paisà" di Roberto Rossellini.

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Al Museo della Pace - MAMT abbiamo ricordato Suor Maria Pia Giudici nel primo anniversario della salita al cielo. Immagini, poesie, dipinti, libri, interviste e tanto altro ancora sui grandi videowall del Museo hanno raccontato la lunga vita di una religiosa che ha fatto del Vangelo e dell’Amore per Gesù il fondamento della propria esistenza.
Il presidente Michele Capasso, commosso, ha ricordato la lunga affettuosa amicizia con Suor Maria Pia e l’ esempio di una vita semplice nella gioia, ben sintetizzata nel film “MARIA PIA GIUDICI: LA GIOIA IN UNA VITA SEMPLICE”.
Il 21.02.2021 in collegamento con la Casa di Preghiera San Biagio (Subiaco) vi sarà un momento di ricordo collettivo.
In questa occasione sono state ricordate le visite di Suor Maria Pia al Museo ed alla Cappella Don Bosco.

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Oggi al Museo della Pace - MAMT è stato celebrato il 96° anniversario della nascita di Raffaele Capasso ed il 68° anniversario della nascita di Massimo Troisi. Nati nello stesso giorno a distanza di 28 anni. Sorrideva Raffaele quando nel 1984 incontrò per la prima volta Massimo e gli disse: "Noi nati il 19 febbraio siamo testardi ma siamo nati per dare agli altri il nostro contributo".
Un filo rosso unisce questi due personaggi "speciali" nati alle falde del Vesuvio in due Paesi confinanti (San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano): un pessimismo realista e, al tempo stesso, la testardaggine di raggiungere la mèta, ad ogni costo.
Lo ha fatto Raffaele Capasso dedicando la sua vita per ricostruire il paese distrutto, fino al giorno della sua morte.
Lo ha fatto Massimo Troisi recitando nel capolavoro "Il Postino" fino a pochi giorni prima di morire, pur consapevole della debolezza del suo cuore malato.
Questi anniversari coincidono con l'insediamento del presidente Draghi che ha concluso ieri il suo discorso al Parlamento italiano affermando che "L'unità non è un'opzione ma un dovere di tutti".
Raffaele Capasso coniò il motto "Solo tutti uniti canteremo": dove il "cantare insieme" significava impegnarsi per combattere le avversità della vita e della natura realizzando un'opera difficile di ricostruzione, trasformando quello che appariva "impossibile" in "possibile".
Massimo Troisi diceva spesso che il suo successo non era "individuale" ma dovuto ad una "squadra unita" che lo sosteneva da sempre.
E' importante, specialmente per le nuove generazioni, non dimenticare questi esempi indispensabili per costruire un futuro migliore nonostante il momento difficile che l'umanità sta attraversando.

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Si è svolto l’Atelier internazionale sulla Dieta mediterranea con la presentazione del partenariato. Moderati da Carmela Cotrone sono intervenuti:

  • Fondazione Mediterraneo [Capofila] - Michele Capasso
  • Sistema Cilento SCpA - Aniello Onorati
  • Associazione BioDistretto Cilento - Emilio Buonomo
  • Associazione LivingLab MDnet – Maria Rosaria Nese/Luca Coppola
  • Associazione Futuridea - Carmine Nardone

Presentazione della proposta MESA Progetto di gestione del Palazzo dei Principi Capano Centro Studi Internazionale Dieta Mediterranea ‘Angelo Vassallo’ a cura di Maria Rosaria Nese. Suggerimenti del Comitato Scientifico:

  • Filipe Themudo Barata
  • Salvatore Basile
  • Pilar Bonet
  • Maria Grazia Caso
  • Annamaria Colao
  • Giuseppe Gramigna
  • Domenico Nicoletti
  • Valeria Pezza 18:15-18:50

A conclusione dell’atelier vi è stata la discussione sulle prospettive e opportunità per una strategia comune.

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Docenti della UIL Scuola provenienti da varie parti d’Italia – nel rispetto dei distanziamenti e delle regole Covid – hanno visitato la “Sala Churchill” del Museo rileggendo il testo che lo statista britannico scrisse sugli “Stati Uniti d’Europa”.
“Un atto simbolico significativo - hanno affermato - necessario proprio in questo momento per rafforzare le tracce minime di un’Europa Unita e solidale che stanno lasciando un segno distintivo in questo momento difficile della storia dell’umanità”.
I docenti hanno ricordato la visita al Museo ed alla “Sala Churchill” del 31 maggio 2018 visionando nell’archivio dei  visitatori le foto ed i documenti di quella giornata.
A conclusione della visita il presidente Capasso ha fatto dono ai visitatori dell’opuscolo sulla “Sala Churchill” contenente documenti ed immagini sulla storia e sull’autenticità del sito in cui lo statista britannico soggiornò nei mesi di agosto ed ottobre del 1944.

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Visitatori provenienti da varie parti d’Italia hanno visitato – nel pieno rispetto delle regole COVID e con i dovuti distanziamenti - il Museo e, in particolare, i percorsi dedicati ai migranti esprimendo emozione per un luogo unico e straordinario.

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In occasione della Festa dedicata a San Giovanni Bosco numerose iniziative si sono svolte al Museo della Pace: incontri di giovani, visita ai percorsi emozionali dedicati a Don Bosco, preghiere comuni nella Cappella con le reliquie di Don Bosco e Madre Mazzarello.
In questa occasione è stata officiata una celebrazione della Santa Messa con un momento di preghiera e di riflessione sull’opera di Don Bosco per i giovani.

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Come ogni anno il Museo della Pace ha svolto vari eventi con gli studenti delle scuole e vari gruppi di visitatori in occasione della “Giornata della Memoria”. Nella Sala Israele - inaugurata da Shimon Peres - sono stati proiettati vari video, alcuni anche inediti, sulla Shoah e sulla deportazione degli Ebrei nei vari campi di concentramento.
Commozione e partecipazione in particolare guardando le testimonianze di Andra e Tatiana Bucci in occasione della loro visita al Museo della Pace. Commovente la loro storia: figlie di madre ebrea, nel 1944 - quando avevano solo 6 e 4 anni - sono state deportate ad Auschwitz e sono sopravvissute.
Oggi Tatiana vive a Bruxelles, mentre Andra tra gli Stati Uniti e l'Europa. In questa occasione è stato presentato il libro ”Storia di Sergio” di Alessandra Viola, Andra Bucci e Tatiana Bucci: il racconto del loro cugino napoletano morto nei campi di concentramento.

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Grande afflusso di link e contatti sulla piattaforma multimediale del Museo della Pace - MAMT per il centenario dalla nascita di Mario Pomilio.
Il presidente Michele Capasso, in collegamento, ha raccolto varie testimonianze e ricordato l’amicizia tra lo scrittore e lo zio paterno Celestino Capasso.
Scrittore e saggista Mario Pomilio (scomparso nel 1990) scrisse    opere famose quali "La compromissione" (vincitore del Premio Campiello nel 1965), "Il quinto evangelio" e "Il Natale del 1833", in cui scandaglia il travaglio spirituale di Alessandro Manzoni (Premio Strega nel 1983).
"Alla riflessione religiosa si avvicinò nel corso della vita. Il suo cristianesimo era molto filtrato dall'Illuminismo e dalla ragione", ha raccontato di lui la figlia Annalisa in un'intervista a "Famiglia Cristiana" del 2015 che qui riproponiamo.
Un’immagine, nitida, vivissima, riaffiora dall’oceano dei ricordi. «È il 1983: siamo al mare a Baia Domizia, nella casa dei miei genitori», racconta Annalisa Pomilio. «Siamo seduti davanti a una piccola televisione in bianco e nero per seguire in diretta la cerimonia del Premio Strega». Quell’anno, infatti, la giuria incorona Mario Pomilio, suo padre, autore de Il Natale del 1833. Un romanzo di forte impatto, impegnativo al punto di vista tematico, una sfida dal punto di vista stilistico: seguendo la forma manzoniana del componimento misto di documen- ti reali e invenzione, ricostruzione storica e fiction, Pomilio scandaglia il travaglio umano e spirituale di Alessandro Manzoni a partire da Il Natale del 1833, frammento di poema interrotto scaturito dal dolore per la morte della sua prima moglie, Enrichetta Blondel. Il grido di rabbia dello scrittore verso Dio, lo sfogo di un uomo cristiano che, davanti alla sofferenza, non rinnega la sua fede ma si domanda perché Dio possa permettere il male nel mondo. Una riflessione particolarmente cara a Pomilio.
«Papà veniva da una famiglia particolare», ricorda Annalisa, «sua madre era una donna estremamente religiosa, suo padre era un socialista, ateo. Nella sua personalità papà assorbì entrambe le anime dei suoi genitori. In gioventù era lontano dalle tematiche cristiane. Alla fede e alla riflessione religiosa si è poi avvicinato nel corso degli anni e della vita. Sicuramente il suo cristianesimo era molto filtrato dall’illuminismo e dalla ragione, era una fede con una forte componente razionale, proprio come lo era la fede di Alessandro Manzoni. Papà sentiva profondamente suo il tema della sofferenza dell’uomo: è emblematico che abbia scritto Il Natale del 1833 quando già da alcuni anni combatteva contro una malattia molto dolorosa, l’artrite reumatoide, che gli procurò enormi sofferenze e a un certo punto non gli permise più di scrivere. Il Natale nacque in un periodo di remissione della malattia, in cui l’artrite gli aveva concesso un po’ di pace».

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