Tutti gli Eventi e le Iniziative || Anno per Anno

Si è svolto l’Atelier internazionale sulla Dieta mediterranea con la presentazione del partenariato. Moderati da Carmela Cotrone sono intervenuti:

  • Fondazione Mediterraneo [Capofila] - Michele Capasso
  • Sistema Cilento SCpA - Aniello Onorati
  • Associazione BioDistretto Cilento - Emilio Buonomo
  • Associazione LivingLab MDnet – Maria Rosaria Nese/Luca Coppola
  • Associazione Futuridea - Carmine Nardone

Presentazione della proposta MESA Progetto di gestione del Palazzo dei Principi Capano Centro Studi Internazionale Dieta Mediterranea ‘Angelo Vassallo’ a cura di Maria Rosaria Nese. Suggerimenti del Comitato Scientifico:

  • Filipe Themudo Barata
  • Salvatore Basile
  • Pilar Bonet
  • Maria Grazia Caso
  • Annamaria Colao
  • Giuseppe Gramigna
  • Domenico Nicoletti
  • Valeria Pezza 18:15-18:50

A conclusione dell’atelier vi è stata la discussione sulle prospettive e opportunità per una strategia comune.

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Docenti della UIL Scuola provenienti da varie parti d’Italia – nel rispetto dei distanziamenti e delle regole Covid – hanno visitato la “Sala Churchill” del Museo rileggendo il testo che lo statista britannico scrisse sugli “Stati Uniti d’Europa”.
“Un atto simbolico significativo - hanno affermato - necessario proprio in questo momento per rafforzare le tracce minime di un’Europa Unita e solidale che stanno lasciando un segno distintivo in questo momento difficile della storia dell’umanità”.
I docenti hanno ricordato la visita al Museo ed alla “Sala Churchill” del 31 maggio 2018 visionando nell’archivio dei  visitatori le foto ed i documenti di quella giornata.
A conclusione della visita il presidente Capasso ha fatto dono ai visitatori dell’opuscolo sulla “Sala Churchill” contenente documenti ed immagini sulla storia e sull’autenticità del sito in cui lo statista britannico soggiornò nei mesi di agosto ed ottobre del 1944.

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Visitatori provenienti da varie parti d’Italia hanno visitato – nel pieno rispetto delle regole COVID e con i dovuti distanziamenti - il Museo e, in particolare, i percorsi dedicati ai migranti esprimendo emozione per un luogo unico e straordinario.

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Il 2 febbraio si è svolta la cerimonia di insediamento del nuovo Arcivescovo di Napoli: Monsignor Domenico Battaglia, o Don Mimmo, come ama farsi chiamare.
La giornata di Don Mimmo - 57 anni, calabrese di origine ma fino al 12 dicembre vescovo della piccola diocesi di Cerreto Sannita (appena 90mila abitanti) - è cominciata molto presto con una preghiera nel convento di clausura delle Sacramentine. Poi subito dopo ha voluto toccare e visitare la città con l'incontro con i familiari di un vigilantes ucciso, anni fa, da alcuni ragazzi; quindi ha voluto ascoltare le parole di una ragazza nigeriana giunta in Italia dopo un viaggio di sfruttamento e violenza, poi ammalatasi di Aids. E ancora è stato a casa di un operaio dello stabilimento napoletano della Whirlpool, e a San Giovanni a Teduccio nell'associazione « Figli di Maria ». E con alcuni di loro ha voluto fare l'ingresso in cattedrale dove era assente il suo precedessore, il cardinale Sepe, perchè ancora convalescente dopo il Covid.
Ma per Battaglia l'imperativo, negli anni che lo vedranno alla guida della più grande diocesi del Sud, dovrà essere quello di riorganizzare la speranza consapevole che da oggi, ha detto nel corso dell'incontro con le autorità, « inizia un nuovo tratto di strada ed il mio desiderio più grande è quello di poterci riappropriare della capacità di sognare insieme » soprattutto in un tempo, come quello dell'emergenza Covid, che ha « finito per aumentare le diseguaglianze e con esse le tensioni sociali ».
All'incontro con le autorità, oltre al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, erano presenti anche i ministri Enzo Amendola e Gaetano Manfredi. Battaglia ha detto che « Segni che diventano sogni: proprio oggi qui a Napoli dobbiamo sognare insieme, perché se davvero abbiamo intenzione di riappropriarci del sogno sappiamo molto bene che è necessario tornare a ragionare in termini di noi, dobbiamo ricominciare a ragionare al plurale ».
Abbiamo tutti molto apprezzato le sue parole cariche di speranza e di valori cristiani e, soprattutto, di ostilità verso l’Amore per il Potere che deve trasformarsi nel Potere dell’Amore.
Non gli faremo mancare la nostra presenza durante il suo cammino pastorale.

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In occasione della Festa dedicata a San Giovanni Bosco numerose iniziative si sono svolte al Museo della Pace: incontri di giovani, visita ai percorsi emozionali dedicati a Don Bosco, preghiere comuni nella Cappella con le reliquie di Don Bosco e Madre Mazzarello.
In questa occasione è stata officiata una celebrazione della Santa Messa con un momento di preghiera e di riflessione sull’opera di Don Bosco per i giovani.

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Come ogni anno il Museo della Pace ha svolto vari eventi con gli studenti delle scuole e vari gruppi di visitatori in occasione della “Giornata della Memoria”. Nella Sala Israele - inaugurata da Shimon Peres - sono stati proiettati vari video, alcuni anche inediti, sulla Shoah e sulla deportazione degli Ebrei nei vari campi di concentramento.
Commozione e partecipazione in particolare guardando le testimonianze di Andra e Tatiana Bucci in occasione della loro visita al Museo della Pace. Commovente la loro storia: figlie di madre ebrea, nel 1944 - quando avevano solo 6 e 4 anni - sono state deportate ad Auschwitz e sono sopravvissute.
Oggi Tatiana vive a Bruxelles, mentre Andra tra gli Stati Uniti e l'Europa. In questa occasione è stato presentato il libro ”Storia di Sergio” di Alessandra Viola, Andra Bucci e Tatiana Bucci: il racconto del loro cugino napoletano morto nei campi di concentramento.

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Il 46° presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden si è insediato alla Casa Bianca.
Il presidente della Fondazione Mediterraneo Michele Capasso, il Consiglio Direttivo, il Consiglio Scientifico, il Comitato Internazionale ed i rappresentanti delle sedi distaccate esprimono gli auguri al neo presidente per una azione concreta in questo difficile momento della storia basata sulla libertà, sulla solidarietà e sui valori condivisi per il Bene Comune.

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Grande afflusso di link e contatti sulla piattaforma multimediale del Museo della Pace - MAMT per il centenario dalla nascita di Mario Pomilio.
Il presidente Michele Capasso, in collegamento, ha raccolto varie testimonianze e ricordato l’amicizia tra lo scrittore e lo zio paterno Celestino Capasso.
Scrittore e saggista Mario Pomilio (scomparso nel 1990) scrisse    opere famose quali "La compromissione" (vincitore del Premio Campiello nel 1965), "Il quinto evangelio" e "Il Natale del 1833", in cui scandaglia il travaglio spirituale di Alessandro Manzoni (Premio Strega nel 1983).
"Alla riflessione religiosa si avvicinò nel corso della vita. Il suo cristianesimo era molto filtrato dall'Illuminismo e dalla ragione", ha raccontato di lui la figlia Annalisa in un'intervista a "Famiglia Cristiana" del 2015 che qui riproponiamo.
Un’immagine, nitida, vivissima, riaffiora dall’oceano dei ricordi. «È il 1983: siamo al mare a Baia Domizia, nella casa dei miei genitori», racconta Annalisa Pomilio. «Siamo seduti davanti a una piccola televisione in bianco e nero per seguire in diretta la cerimonia del Premio Strega». Quell’anno, infatti, la giuria incorona Mario Pomilio, suo padre, autore de Il Natale del 1833. Un romanzo di forte impatto, impegnativo al punto di vista tematico, una sfida dal punto di vista stilistico: seguendo la forma manzoniana del componimento misto di documen- ti reali e invenzione, ricostruzione storica e fiction, Pomilio scandaglia il travaglio umano e spirituale di Alessandro Manzoni a partire da Il Natale del 1833, frammento di poema interrotto scaturito dal dolore per la morte della sua prima moglie, Enrichetta Blondel. Il grido di rabbia dello scrittore verso Dio, lo sfogo di un uomo cristiano che, davanti alla sofferenza, non rinnega la sua fede ma si domanda perché Dio possa permettere il male nel mondo. Una riflessione particolarmente cara a Pomilio.
«Papà veniva da una famiglia particolare», ricorda Annalisa, «sua madre era una donna estremamente religiosa, suo padre era un socialista, ateo. Nella sua personalità papà assorbì entrambe le anime dei suoi genitori. In gioventù era lontano dalle tematiche cristiane. Alla fede e alla riflessione religiosa si è poi avvicinato nel corso degli anni e della vita. Sicuramente il suo cristianesimo era molto filtrato dall’illuminismo e dalla ragione, era una fede con una forte componente razionale, proprio come lo era la fede di Alessandro Manzoni. Papà sentiva profondamente suo il tema della sofferenza dell’uomo: è emblematico che abbia scritto Il Natale del 1833 quando già da alcuni anni combatteva contro una malattia molto dolorosa, l’artrite reumatoide, che gli procurò enormi sofferenze e a un certo punto non gli permise più di scrivere. Il Natale nacque in un periodo di remissione della malattia, in cui l’artrite gli aveva concesso un po’ di pace».

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Si è svolta al Museo della Pace - MAMT il Convegno “Conviene davvero fare Impresa 4.0 ?organizzato da Phantasya Communication.
Sui grandi schermi videowall dei 5 piani del Museo, nel rispetto delle regole Covid 19, vi sono stati collegamenti con vari paesi sul tema dell'impresa e della multimedialità.

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Grande afflusso di link e contatti sulla piattaforma multimediale del Museo della Pace - MAMT per il centenario dalla nascita di Turi Ferro.
Il presidente Michele Capasso, in collegamento con la Città di Catania, ha ricordato il “grande attore siciliano legato in modo naturale ai grandi autori della sua Sicilia”.
Turi Ferro, di cui il 10 gennaio sono stati i 100 anni dalla nascita e l'11 maggio saranno i venti dalla scomparsa nel 2001, è stato soprattutto pirandelliano in modo esemplare riuscendo a riunire, nella ambiguità propria della poetica del grande drammaturgo, le sue note qualità comiche con quelle alte e drammatiche giocando sui tempi e sulle pause. "Solitamente un attore, durante le pause, fa capire che sta riflettendo su una battuta.
Turi faceva e dava di più, un valore aggiunto - ha testimoniato Andrea Camilleri - inseriva nel suo recitare certe pause assolutamente comiche in un contesto drammatico, apportava ironia, modificando la regia, come ogni attore di razza".
Attore completo appunto, capace di dar vita a personaggi che devono suscitare la risata, come commuovere con le sofferenze, di recitare in italiano come nella lingua siciliana, è stato anche personaggio importante che ha certamente contributo alla costruzione della moderna identità della sua città, Catania, facendo amare gli autori e i testi della tradizione e contemporanei, da Verga a Sciascia, ma soprattutto creando nel 1958 con i migliori attori della regione, Rosina Anselmi, Michele Abbruzzo, Umberto Spadaro, quel centro culturale che è ancora il Teatro Stabile, di cui è stato il simbolo e l'anima per oltre 40 anni. Ed è proprio lo Stabile a promuovere e coordinare le celebrazioni per questo centenario, con spettacoli, mostre, pubblicazioni, per ora fermate dalla pandemia.
La sua bravura faceva sì che apparisse un attore dal talento naturale, d'istinto, mentre era un vero professionista e ogni personaggio gli costava fatica, era frutto di un lavoro impegnativo sempre spronato da domande e dubbi nel destrutturare e poi ricostruire un testo, una parte. Solo allora la parola letteraria trovava la misura della finzione, quella musicalità intrinseca che la faceva corpo, risultando vera, come accade con la vera arte. Nato a Catania negli ultimi giorni del 1920 ma registrato all'anagrafe il 10 gennaio 1921, Salvatore Ferro, detto Turi, comincia a recitare giovanissimo, al teatro Coppola di Catania, nella compagnia filodrammatica, diretta dal padre Guglielmo Ferro e accanto a un altro Guglielmo, suo figlio, che porta il nome del nonno, concluderà la carriera facendogli firmare le regie dei suoi ultimi spettacoli, tra cui una 'Tempesta' di Shakespeare in cui oramai ottantenne era un magico Prospero, spettacolo raccontato in un docufilm di Daniele Gonciaruk 'Turi Ferro - L'ultimo Prospero' che allarga l'indagine a tutta la personalità dell'attore.

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