MAMT||Museo Mediterraneo dell' Arte, della Musica e delle Tradizioni
01 Gennaio 2021
Grande afflusso di link e contatti sulla piattaforma multimediale del Museo della Pace - MAMT per il centenario dalla nascita di Regina Bianchi.
Nell’intervallo tra il primo e il secondo spettacolo della compagnia teatrale di papà Raffaele e di mamma Maria, in un camerino di un teatro di Lecce, il 1° gennaio 1921 nasceva Regina Bianchi, probabilmente la Filumena Marturano per eccellenza del teatro eduardiano insieme con la cinematografica Sophia Loren. Figlia d’arte, anzi del palcoscenico, sul quale sale a soli otto giorni, nel ruolo di una...neonata. Circostanza che poi le farà dire: «a tutte le età, ho sempre lavorato». Ha raccontato lei stessa, tanti anni dopo, a Fiamma Satta come andarono le cose: era stata messa a dormire in un baule, svuotato dai costumi e trasformato in una comoda e sicura culla. Quel giorno il trovarobe dimenticò di procurare un pupazzo che avrebbe avuto in scena la funzione di lattante. E così il padre di Regina ebbe l’idea di utilizzare la sua piccola.
Fino a 16 anni Regina lavora nella compagnia di Italo Bianchi, nome d’arte del padre, con il suo cognome anagrafico, D’Antigny, poi capisce che «quella non era una forma di teatro che mi potesse dare un binario, un inquadramento, per un altro tipo di teatro che io, invece, intendevo fare». E così, lascia la compagnia paterna. Dopo aver lavorato per un anno nella compagnia di Mimì Maggio, il papà di Dante, Rosa, Virgilio e Pupella, l’intraprendente Regina nell’estate del 1938 si presenta a casa di Raffaele Viviani «con le treccine e i calzini bianchi arrotolati» e chiede di entrare a far parte della compagnia. Accontentata, riceve il suo primo applauso a scena aperta, nell’unica scena recitata; Viviani medesimo, con un gesto affettuoso, la riporta davanti al pubblico per questa prima ovazione. Nel 1940 Italo Bianchi riceve una telefonata da Eduardo De Filippo: «Ho bisogno che mi mandi Regina». La giovane attrice inizia quindi a lavorare per i De Filippo, ma sono anni difficili, divisa com’è tra il palcoscenico e le due bambine nate dalla relazione con il compagno, il regista Goffredo Alessandrini, già marito di Anna Magnani, conosciuto nel 1939 in occasione del suo primo film: Il ponte di vetro.
Regina entra ed esce dalla compagnia, fino a quando, durante le prove al teatro Diana nel 1944, scoppia la tremenda lite tra i due fratelli De Filippo che porterà alla frattura dei loro rapporti per moltissimi anni. L’attrice, testimone del litigio, in seguito alla divisione della compagnia teatrale, complici i suoi impegni familiari, rientra a Roma con la compagnia di Peppino. Ci resta fino al 1945, poi lascia il teatro per poter crescere le figlie. Passano 14 anni, il richiamo del palcoscenico è forte e Regina torna di nuovo a lavorare con la compagnia di Eduardo, ripartendo nell’estate del 1959 con la partecipazione a un’edizione radiofonica del dramma Dolore sotto chiave . Dalla stagione successiva Regina diventa la primadonna sostituendo di fatto Titina (ormai ritiratasi per i problemi di salute che la porteranno alla morte nel 1963), in tutti i ruoli da protagonista del teatro di Eduardo. Fino alla superba interpretazione di Filumena Marturano , per la quale aveva ricevuto l’imprimatur proprio della grande Titina, attraverso una bellissima lettera: «So che una mia parola può farvi bene, e non esito a dirla…So che siete preoccupata per il personaggio di Filumena che Eduardo intende assegnarvi. State tranquilla, amica mia: se Eduardo non avesse avuto fiducia nelle Vostre possibilità, non Vi avrebbe esposta ad un insuccesso! Studiate bene la parte, ascoltate religiosamente Eduardo, e vedrete che dopo lo sforzo c’è il successo! Un bacio affettuoso Titina».
Regina ascolta religiosamente Eduardo, ne segue i silenzi, piange e ride con tempi fantastici. E il successo è strepitoso: grazie anche alla trasposizione tv, Filumena per tutti è ormai Regina Bianchi. Resta nella compagnia di Eduardo per sette anni, fino al 1966. E sono gli anni delle grandi tournée all’estero, tra cui quella memorabile in Russia. Indimenticabile anche l’interpretazione in Ditegli sempre di sì di Teresa, la sorella del protagonista Michele: non meno pazza del fratello, piena di manie (scrolla inesistenti briciole dagli abiti e chiama la cameriera con voce dal timbro metallico di vecchio grammofono), ma “perfettamente” normale e integrata nella società quanto lui.
Dal 1968 Eduardo scrittura Pupella Maggio, Regina inizia a lavorare con altri registi e affronta il teatro in lingua italiana, accompagnata da interpreti di alto spessore, portando al successo testi teatrali diversissimi ma tutti egualmente importanti. Roberto Guicciardini, Luca Ronconi, Orazio Costa, Giorgio Prosperi, Bruno Cirino, Mariano Rigillo, Lamberto Pugelli, Ugo Gregoretti, Luigi Squarzina, Franco Zefirelli, Mario Monicelli, Maurizio Scaparro, sono tra i registi che l’hanno scelta per allesti re lavori di autori di rilievo, da Goldoni a Brecht, da Garcia Lorca a Pirandello. E non si può dimenticare la carriera cinematografica, non a margine ma a completamento della vita di palcoscenico, dopo i primi film girati da giovanissima. Nel 1961 Un giorno da leoni di Nanni Loy e Il giudizio universale di Vittorio De Sica; nel 1962 Le quattro giornate di Napoli ancora con Nanni Loy, I giorni contati di Elio Petri e Una storia milanese di Eriprando Visconti; nel 1966 Spara forte, più forte … Non capisco di Eduardo De Filippo, tratto da Le voci di dentro ; nel 1982 Stangata napoletana di Vittorio Caprioli; nel 1984 Kaos dei fratelli Taviani; nel 1993 Il giudice ragazzino di Alessandro di Robilant e L’orso di peluche di Jacques Derain; nel 1995 Camerieri di Leone Pompucci e Les allumettes suedoises di Jacques Artaud; nel 2008 Ci sta un francese, un inglese e un napoletano di Edoardo Tartaglia. Una gloriosa carriera coronata da due Nastri d’argento: nel 1963 per Le quattro giornate di Napoli e nel 1996 per Camerieri.
Ma non si possono dimenticare anche, nel decennio Ottanta-Novanta, le sue interpretazioni nelle riduzioni cinematografiche di alcune sceneggiate quali Zappatore, Carcerato, Tradimento, Giuramento tutte dirette da Alfonso Brescia. In tv, oltre alle produzioni eduardiane, partecipa ad alcuni sceneggiati; nel 1977 è Anna, la mamma della Vergine Maria nel Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli ed è la contessa Agnese Ristori, la madre di Fabrizio, in Elisa di Rivombrosa (2003) . Nel 1996, per meriti artistici, Regina Bianchi viene insignita del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica. Muore a Roma, a 92 anni, il 5 aprile 2013.