Napoli
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22 Febbraio 2016
Estimatori e amici scrivono all'Accademia di Svezia e candidano Predrag Matvejevic’ per la Letteratura. Lo scrittore croato, anche cittadino italiano, si trova ricoverato in un ospedale a Zagabria.
Una candidatura al Nobel che è anche un inno a un Mediterraneo diverso da quello vediamo, sentiamo, temiamo oggi. La nomination è per Predrag Matvejevic, lo scrittore e accademico croato con cittadinanza anche italiana. A proporla, anzi a lanciarla quasi fosse un messaggio in bottiglia, è un gruppo di suoi estimatori ed amici: giornalisti, scrittori, docenti universitari, appassionati di mare e di scritti di mare. Tra questi Pino Aprile, Folco Quilici, Giulia D’Angelo e Michele Capasso: cofondatore con Matvejevic 25 anni fa della Fondazione Mediterraneo e “fratello” di vita e di visione dello scrittore croato.
Predrag nemmeno lo sa ancora, forse. Ultraottantenne, è ricoverato in un ospedale di Zagabria, provato fisicamente e nello spirito. Dopo aver insegnato Letterature comparate alla Sorbona di Parigi e Slavistica alla Sapienza di Roma, è tornato sulla sponda dell’Adriatico, in quella Croazia che nel 2005 lo ha condannato a cinque mesi di carcere per aver definito “talebani cristiani” quegli scrittori serbi e croati che hanno sostenuto la guerra dell’ex Jugoslavia (che lo hanno denunciato). «Colpevole di metafora», lui che difese Kundera, Gotovac, Solzhenitsyn, Brodsky sostenendo «che un socialismo dal volto umano non può chiudere dietro le sbarre le persone per un delitto verbale»; che scrisse dell’esodo degli italiani e parlò delle Foibe durante il regime titino; che s’è scagliato contro i nazionalismi. E quando la condanna è divenuta esecutiva (nel 2010, non è mai ricorso in appello per non legittimare il processo), Predrag è scivolato nel cono d’ombra. Relegato alla periferia del mondo intellettuale - fuori dal giro, non più chiamato, più cercato -; abbandonato nel suo Paese.
Ora, lui potrà anche morire un giorno. Ma non così. E non le sue idee. “Predrag è la sintesi dell’Europa, anche dell’Est, che si riconosce nel Mediterraneo e nella sua storia: nella sua vita, nella sua famiglia, nella sua opera letteraria e politico-letteraria, ai tempi della cortina di ferro, si ritrovano quasi tutte le etnie, le religioni, le nazionalità e le culture che oggi come ieri, qualcuno vuole trasformare in ragione di conflitto. Tutta la sua opera, ma in particolare il suo impareggiabile Breviario Mediterraneo, ripercorre quelle differenze presunte, mostrando quanto siano nostre, di tutti; mutandole, così, in ragioni di convivenza, arricchimento, scambio” si legge nella lettera di candidatura.
Già, il Breviario Mediterraneo, un libro tradotto in diverse lingue, pubblicato nel 1987, epoca in cui si guardava ad Est dimenticandosi di dirigere lo sguardo verso Sud, che per l’Europa è il Mediterraneo. Quello di Matvejevic è stato un monito. Ha parlato del “mare della vicinanza”, mettendoci in guardia, invitandoci a conoscere e valorizzare “modi di essere e maniere di vivere comuni o avvicinabili, a dispetto delle scissioni e dei conflitti”. Attenti, aveva detto, che le frontiere del Mediterraneo non sono statali, né storiche, ma quelle vere sono l’ulivo, il mandorlo, il fico. Quella vicinanza, insisteva, per non rivelarsi conflittuale deve praticare l’ascolto e accettare la convivenza nella diversità. Per questo, ha avuto da dire anche a Bruxelles, a quei burocrati e politici “troppo continentali, che non riescono a capire le cose essenziali del Mediterraneo”, che vogliono ridurre il Mediterraneo al suo passato, “non riconoscendo quello che è oggi e che potrebbe diventare domani”. Predrag, in verità, ne ha visto il presente e anche il futuro, ed è stato profetico.
“Può essere sufficiente un libro per candidare al Nobel l’autore? Noi crediamo di sì”, scrivono i promotori della sua investitura. Se non bastasse, ci sono gli altri suoi testi - non ultimo Pane Nostro, che lo aveva già avvicinato all’orbita dell’Accademia di Svezia -, il valore letterario e culturale, antropologico e storico dei suoi libri, che ne riassumono la tensione morale. “Per tutto ciò avanziamo la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura a Predrag Matvejevic, nato a Mostar e cresciuto sulle rive del Mediterraneo “...
Potrà anche morire un giorno. Ma non così le sue idee.
I primi firmatari
Cesare Accetta, Filippo Angelucci, Laura Angiulli, Massimo Angrilli, Pino Aprile, Monica Ardemagni, Pier Paolo Balbo, Anna Mahjar Barducci, Donatella Bianchi, Maurizio Bizziccari, Michele Capasso, Pietro Caricato, Nicolò Carnimeo, Thomas Casadei, Alessandro Cassinis, Luisa Chiodi, Antonio Alberto Clemente, Giulia D’Angelo, Fabio Fiori, Maurizio De Giovanni, Giuseppe De Tomaso, Antonio Di Natale, Matteo di Venosa, Jaime L. Enseñat Benlliure, Silvio Ferrari, Marco Firrao, Luigi Fozzati, Giuliano Gallo, Lanfranco Genito, Raffaele Giannantonio, Rosalba Giugni, Cristina Giussani, Davide Gnola, Ennio Grassi, Elvio Guagnini, Mimmo Jodice, Helena Kaloper, Tiziana Krause-Jackson, Oscar Iarussi, Cosimo Lacirignola, Valeria Li Vigni, Claudio Magris, Stefano Manferlotti, Giuliana Manfredi, Stefano Medas, Rosario Pavia, Silvio Perrella, Andrea Plebe, Fabio Pozzo, Folco Quilici, Sergio Romano, Enrica Simonetti, Maurizio Scaparro, Giovanna Scianatico, Pietro Spirito, Ercole Sori, Luca Tamagnini, Stasa Tensek, Alexandra Toesca, Sebastiano Tusa, Alberto Ulisse, Antonio Felice Uricchio, Lucio Zazzara.
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