2019
01 Dicembre 2019
Tutte le Attività -
Anno 2019
Grande afflusso di visitatori al Museo della Pace - MAMT per il collegamento in diretta sui grandi schermi con Papa Francesco da Greccio per la firma della sua “Lettera apostolica sul vero significato del presepe”.
Il Papa è ritornato nella « seconda Betlemme » dopo quattro anni per firmare il documento sul significato e sul valore di questa usanza inventata da San Francesco.
Seduto davanti all'altare della grotta dove San Francesco realizzò il primo presepe della storia, il Papa si immerge in un profondo silenzio. L'affresco con la Madonna che allatta il Bambino Gesù sembra guardarlo con tenerezza. E anche lui solleva di tanto in tanto lo sguardo verso l'immagine, in un muto dialogo. Sì, è vero, non c'è bisogno di tante parole in questa "nuova Betlemme" incastonata nel cuore dell'Appennino laziale.
Perché a parlare è lo stesso presepe e perché "la scena che è posta sotto i nostri occhi - sottolinea Francesco nella successiva breve meditazione - esprime la saggezza di cui abbiamo bisogno per cogliere l’essenziale". Silenzio e preghiera, per trasmettere il messaggio fondamentale della nascita di Gesù sono del resto gli ingredienti di questo pomeriggio di inizio Avvento, in cui il Pontefice visita il santuario alle porte di Greccio e firma una lettera sul significato e il valore del presepe, una tradizione che bisogna continuare, scrive il Papa nel documento, in casa, come pure "nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze". Ma nel corso della visita a prevalere è la preghiera, che si trasmette dopo la calorosa accoglienza dell'arrivo, anche a qualche migliaio di fedeli, accorsi da tutta la zona. Clima di raccoglimento che ricrea di fatto quella della Santa Notte.
"Dio ci ama a tal punto da condividere la nostra umanità e la nostra vita - ricorda il Pontefice -. Non ci lascia mai soli; ci accompagna con la sua presenza nascosta, ma non invisibile. In ogni circostanza, nella gioia come nel dolore, Egli è l’Emmanuele, Dio con noi". E dunque anche noi dobbiamo, dobbiamo portare gioia "dove c'è tristezza" e "speranza a chi l'ha perduta". Perciò il Papa invita: "Immedesimiamoci in Maria, che depose il suo Figlio nella mangiatoia, perché non c’era posto in una casa. Con lei e con San Giuseppe, suo sposo, teniamo lo sguardo rivolto al Bambino Gesù. Il suo sorriso, sbocciato nella notte, disperda l’indifferenza e apra i cuori alla gioia di chi si sente amato dal Padre che è nei cieli".
Il Pontefice, per la sua seconda visita a Greccio, dopo quella del 4 gennaio 2016, giunge da Roma in elicottero a poche centinaia di metri dal santuario. Sono le 15,40 circa. Già ai piedi del velivolo Francesco si ferma a salutare i malati e alcune persone con disabilità, distribuendo sorrisi e carezze e ricevendo in cambio lettere e richieste di preghiera. Quindi in auto si reca nella grotta del Santuario, dove, viene accolto dal vescovo di Rieti, Domenico Pompili, dal guardiano dello stesso santuario, padre Francesco Rossi, presenti anche l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, e padre Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia. Non è agevole la discesa verso la grotta e Francesco di appoggia al braccio del giovane vescovo di Rieti, ma non perde il suo sorriso, anche quando all'interno del piccolo santuario di intrattiene con la comunità dei francescani.
Segue un prolungato momento di preghiera e raccoglimento, poi il Papa firma sull'altare la lettera apostolica Admirabile signum che Fisichella gli porge e che qui di seguito riportiamo integralmente. Infine, prima di salire nella chiesa del Santuario, per presiedere la celebrazione della Parola e pronunciare il suo breve discorso, scambia qualche battuta con i religiosi presenti nella cappellina. "Annunciate il Vangelo se fosse necessario anche con la parola - dice citando proprio san Francesco -. Non c'è bisogno di convincere, ci pensa lo Spirito. Il Signore si è fatto terra e si è innamorato della nostra terra. Ricordate: povertà, umiltà e i miracoli lasciateli a Dio". A una suora che gli dice: "Il Signore benedica ogni suo passo", risponde: "Ne ho proprio bisogno". Poi si informa: "Come si comporta il vescovo?" (Pompili, ndr) ricevendo assicurazione che si comporta bene. Per ultimo a un frate che gli dice di essere stato a Gerusalemme e di aver toccato la pietra del Santo Sepolcro, chiede scherzando: "Ma ci credi che è risorto?".
L'abbraccio della gente continua all'esterno. Il Papa non sembra avere fretta, né risentire della temperatura piuttosto frizzante. Saluta un gruppo di giovani in abiti da figuranti del presepio, quindi si intrattiene con i bambini che gli cantano in coro una filastrocca. Stringe le mani, dialoga con i fedeli. All'interno del santuario è presente anche il vescovo emerito di Rieti, Delio Lucarelli, oltre ai sindaci della zona. Ed è qui che il Papa sottolinea la dimensione della semplicità che il presepe ispira e ricorda che davanti a questa rappresentazione "scopriamo quanto sia importante per la nostra vita, così spesso frenetica, trovare momenti di silenzio e di preghiera". Quindi la lettera viene consegnata simbolicamente a un gruppo di fedeli e ne viene data lettura.
Qui di seguito il testo integrale della lettera, che passando in rassegna i diversi personaggi del presepe, ci conduce quasi per mano davanti alla Grotta di Betlemme e al cospetto di Gesù appena nato e della Sacra Famiglia. Ma soprattutto, scrive il Papa "il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede". In sostanza "ognuno di noi", ricorda Francesco, deve farsi "portatore della Bella Notizia presso quanti incontra, testimoniando la gioia di aver incontrato Gesù e il suo amore con concrete azioni di misericordia".
Intorno alle 17,00 il Papa è uscito dal santuario per riprendere l'elicottero alla volta di Roma. Una visita di 80 minuti in tutto, ma estremamente significativa. Del resto di fronte al presepe, come lui stesso a detto, non 'è bisogno di tante parole.