2016
19 Ottobre 2016
(ANS – Roma) – Michele Capasso, ingegnere-architetto napoletano, ha realizzato oltre 500 opere in vari paesi del mondo. L’ing. Capasso è stato fortemente colpito dalle stragi compiute nei confronti di vittime innocenti nei territori segnati dalla guerra. Decide così di sospendere la propria attività ed il proprio impegno professionale, prima per aiutare le popolazioni della ex Jugoslavia e, poi, soprattutto per costruire il dialogo e la pace. Oggi consegna il “Premio Mediterraneo 2016 – Edizione speciale per l’Educazione alla Pace” al Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.
Come nasce la Fondazione Mediterraneo?
La Fondazione Mediterraneo nasce più di 27 anni fa, per iniziativa dei presidenti di vari paesi, interessati soprattutto a creare uno spazio di pace, contro la guerra e contro i conflitti. Da quel momento ci siamo impegnati per promuovere il dialogo attraverso mille iniziative che coinvolgono i giovani, i bambini, le donne, i migranti, l’educazione. Iniziative, queste, basate sul concreto, come recita il nostro motto: “trasformare l’amore per il potere, nel potere del amore”.
Chi riceve questo premio?
Questo premio è per la sobrietà, per la qualità del lavoro, per la concretezza. I premiati ricevono il premio se fanno qualcosa per il bene comune; è stato considerato, dopo il Premio Nobel, il premio più importante. Hanno ricevuto questo premio tantissime personalità, nel campo religioso, il cardinale Etchegaray, il cardinale Martini, il Patriarca Latino di Gerusalemme, e tantissimi altri, che si sono impegnatiti per la pace.
Questo premio è un premio speciale. Perché?
Ogni vent’anni deve esserci un’edizione speciale del Premio, che prevede una tematica non compresa dal regolamento, per il quale si sceglie e si cerca una personalità che possa dimostrare di essere protagonista di quel tema. Con grande gioia e piacere, trovando anche la condivisione del mondo arabo e islamico, questo premio, edizione speciale per la pace, è stato attribuito a Don Ángel Fernández Artime, per quello che i Salesiani hanno fatto nel mondo.
Perché avete scelto di dare il premio al Rettore Maggiore?
I Salesiani partecipano al nostro impegno per la pace, per il dialogo. Le persone che lavorano con noi hanno intrattenuto molti rapporti con i Salesiani nel mondo. In questi 27 anni abbiamo conosciuto il valore del lavoro dei Salesiani. Soprattutto abbiamo apprezzato il loro impegno umile verso i giovani, verso chi ha bisogno. Noi vogliamo seguire l’identità del fare. Vogliamo essere per quello che facciamo, non essere per quello che diciamo. I Salesiani costituiscono il braccio operativo di quel cristianesimo che applica il Vangelo ogni giorno.