2016

L’Osservatorio Mediterraneo sulla Criminalità Organizzata e le Mafie (OMCOM) – creato dalla Fondazione Mediterraneo e dalla Fondazione Caponnetto – ribadisce l’urgenza inderogabile di un’azione concertata progettuale e condivide le linee dell’OMCOM e vari documenti scritti sul tema, come quello del sen. Giuseppe Lumia del 16.11.2015: “Parigi l’ora dei progetti dopo rabbia e paura”.
Dopo Parigi, Bruxelles.
La strage continua.
Altre famiglie dilaniate dal dolore.
Rabbia e paura invadono nuovamente i nostri cuori e le nostre menti.
Ad ogni strage l’onda dell’indignazione sale.
Più si rimane inermi, più si tergiversa, più ci si attarda in mezze misure, più questa onda rischia di abbattersi sull’Europa e di fare danni incalcolabili al nostro modo di pensare e vivere la quotidianità.
E’ tempo di scelte vere e profonde, sistemiche ed integrate. In sostanza l’agire progettuale non può più attendere.
Solo così rabbia e paura si possono contenere e trasformare in energia positiva, capace di aggredire alla radice il terrorismo islamico e battere le strategia dell’Isis e di tutte le forme terroristiche ad essa collegate.
L’investimento in sicurezza e, soprattutto, in cultura non è più rinviabile.
La sinistra si liberi presto dai pregiudizi sulla sicurezza, la destra non pensi che la cultura sia un lusso per pochi.
Le misure da prendere in tali settori non possono essere blande, al punto da fungere da semplici “pannicelli caldi”.
L’Europa se non vuole cambiare la sua natura deve comunque cambiare se stessa.
Restare fermi e cullarsi nell’idea di essere un continente civile e democratico, aspettando passivamente il “virus” del terrorismo che ci sta flagellando passi spontaneamente è una pia illusione.
Basti pensare ai limiti che caratterizzano le decisioni prese sulla questione dell’immigrazione: è sbagliato ed impraticabile abbandonare quelle persone ai margini dei nostri confini o assisterli senza una vera politica di accoglienza e integrazione. Limiti reiterati con l’accordo fatto con la Turchia.
Chi ha un profilo di vita terrorista o criminale venga senz’altro respinto, gli altri al di là se siano profughi o meno vanno accolti in modo regolato.
Allo stesso tempo è necessario intervenire sui quartieri a rischio di tutte le città d’Europa. Attenzione, non pensiamo che esista solo Molembeek a Bruxelles dove Salah Abdeslam si è nascosto per mesi e mesi.
Tutte le città d’Europa hanno quartieri-ghetto, alcuni anche da diversi anni.
Come avviene spesso per le decisioni interne all’Europa anche nella politica estera – verso la Siria, l’Iraq, la Palestina, la Libia, l’Egitto, la Tunisia, il Marocco, diversi altri paesi dell’Africa, l’Afganistan – si ha un agire contraddittorio, cinico. In sostanza ogni “Paese forte” dell’Unione europea gioca la sua partita, anche meschina, al di fuori di una visione e di un agire comune.
Se l’Isis è il “male” tutto il resto va risolto e stabilizzato chiamando a raccolta tutte le energie possibili.
Insomma è tempo di agire con una progettualità forte, alleanze ampie, visioni globali e con i piedi ben piantati nei nostri territori, per cambiare il corso della storia con intelligenza: tra memoria e innovazione.